Chiudere la partita IVA non elimina i debiti: ecco come proteggerti da sanzioni e pignoramenti
- oraziol59
- 27 nov 2024
- Tempo di lettura: 2 min
Quando decidi di chiudere una partita IVA, è fondamentale sapere che i debiti verso enti come Agenzia delle Entrate, INPS, banche o altri creditori non vengono annullati. Anche dopo la cessazione dell’attività, le obbligazioni rimangono e i creditori possono continuare a richiedere il pagamento.
Molte persone pensano erroneamente che chiudere una partita IVA equivalga a liberarsi dei debiti fiscali, previdenziali o finanziari, ma non è così. La chiusura dell’attività non cancella i debiti, né ti esonera dalle responsabilità connesse. L’Agenzia delle Entrate, ad esempio, può procedere al recupero delle somme dovute attraverso pignoramenti su conti bancari, stipendi o immobili. Anche l’INPS può agire legalmente per recuperare contributi non versati, eventualmente concedendo rateizzazioni, ma, in caso di inadempienza, può avviare azioni esecutive.
Se la tua partita IVA rimane inattiva per oltre tre anni, l’Agenzia delle Entrate può chiuderla d’ufficio. Tuttavia, questa chiusura non comporta l’annullamento dei debiti pregressi. I creditori continueranno a richiedere il pagamento delle somme dovute, e sarai comunque tenuto a risponderne. Anche qualora decidessi di aprire una nuova partita IVA, i debiti accumulati in passato non verranno eliminati.
Debiti verso banche e creditori privati
Se hai debiti con banche, fornitori o altri creditori privati, chiudere la partita IVA non ti esonererà dal pagarli. Prestiti non rimborsati o fatture insolute possono portare i creditori a intraprendere azioni legali per recuperare le somme dovute. Tali azioni possono includere decreti ingiuntivi o pignoramenti su beni personali come conti correnti, stipendi e immobili, specialmente nel caso di ditte individuali.
I titolari di ditte individuali sono infatti personalmente responsabili per i debiti contratti, e questa responsabilità si estende al loro patrimonio personale, anche dopo la cessazione dell’attività. I creditori possono quindi rivalersi su beni privati come case, auto o altri asset di valore.
Responsabilità: ditte individuali vs. società
La responsabilità verso i debiti varia a seconda della forma giuridica. Nel caso di ditte individuali e liberi professionisti, il titolare risponde illimitatamente con il proprio patrimonio personale. Al contrario, nelle società di capitali, come le Srl, la responsabilità è limitata al capitale sociale. I soci non rischiano i propri beni personali, salvo situazioni di gravi irregolarità o atti illeciti.
Anche se una società chiude la partita IVA, i soci non sono chiamati a rispondere personalmente dei debiti aziendali, tranne nei casi di mala gestione che abbia causato danni economici.
Procedura per chiudere la partita IVA
Per chiudere correttamente una partita IVA, è necessario presentare una dichiarazione di cessazione dell’attività all’Agenzia delle Entrate. Per le persone fisiche si utilizza il modello AA9/12, mentre per le società è richiesto il modello AA7/10. La richiesta deve essere inoltrata entro 30 giorni dalla cessazione dell’attività.
Inoltre, è essenziale chiudere le posizioni previdenziali presso l’INPS o altre casse previdenziali. Prima di procedere, è consigliabile regolarizzare eventuali debiti o avviare piani di rateizzazione per evitare problemi legali o pignoramenti.
Sovraindebitamento: una possibile soluzione
In caso di difficoltà finanziarie significative, è possibile ricorrere alla procedura di composizione della crisi da sovraindebitamento. Questo strumento consente di negoziare con i creditori un piano di rimborso sostenibile, riducendo il peso del debito e risolvendo situazioni critiche.
Chiudere una partita IVA richiede una gestione attenta e una piena consapevolezza delle proprie responsabilità, per evitare complicazioni legali e proteggere il proprio patrimonio.













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